Un tizio ha saputo che un suo caro compagno d'infanzia, divenuto con il tempo ricercatore universitario, ha appena perso per un soffio un concorso da professore a cui teneva moltissimo.
Egli, che non vede l'amico da molti anni, pensa che sia l'occasione buona per riallacciare i rapporti e farsi sentire vicino in un momento così delicato.
Decide allora di recarsi nel dipartimento di meccanica per rincontrarlo.
Chiede alla bidelleria informazioni e gli viene risposto che deve recarsi nel laboratorio di moti rototraslati.
Con speranza, allora, percorre di corsa le scale e, dopo una breve ricerca, si trova davanti all'agognata porta del laboratorio. Un po' intimorito la apre: non sembra esserci nessuno, nessun rumore, ai suoi occhi appare solo un'enorme stanza poco illuminata, decisamente spoglia.
Nell'angolo più oscuro e lontano scorge il suo amico, che gli dà le spalle chino e indaffarato su un esperimento con numerosissime sfere di ogni dimensione e colore. "Probabilmente - pensa- soffoca con il lavoro i suoi dispiaceri".
Decide allora di farsi coraggio e prendendo la parola lo saluta: "Gianni, quanto tempo! Sono venuto a trovarti: non sai quanto mi dispiace per quello che ti è successo!".
Gianni si volta con sgurdo torvo e con aria un po' seccata risponde: "Lascia stare! Non farmici pensare: per il momento mi girano le palle."
Tempi duri per i moti volventi!
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